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I CINESI ABBANDONANO IL PORTO DI TARANTO PER IL PIREO. PER TARANTO SI AGGIRA UN SADICO ASSASSINO CHE STA METTENDO IN GINOCCHIO LA CITTA’, L’ITALIA E TUTTO IL SUD. (di Pietro De Sarlo)

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E’ una notizia di questi ultimi convulsi giorni che sarà sfuggita a molti e molti si saranno chiesti come mai all’improvviso Renzi nel pieno della crisi greca abbia parlato in modo criptico del sistema portuale italiano su cui investire.

Quella del Porto di Taranto è veramente una storia assurda. All’inizio del 2009 la più grande azienda di logistica del mondo, la Hutchinson Wamphoa di Hong Kong con un fatturato di circa 40 miliardi di dollari, compra la metà delle azioni del porto di Taranto. L’altra metà è di un altro gigante della logistica, la Evergreen di Taiwan, a Taranto già dalla fine degli anni ‘90.

Il maggior azionista della Hutchinson è uno degli uomini più ricchi del pianeta: Li Ka-Shing con un patrimonio personale stimato di circa 30 miliardi di dollari.

Taranto ha una posizione ideale: praticamente di fronte a Suez. Napoleone la voleva sfruttare e da li conquistare il Mediterraneo, e il neo stato italiano di Camillo Benso Conte di Cavour nel 1864 ne fece la sua maggiore base navale militare. I cinesi tanto cinesi poi non sono, tant’è che Li Ka Shing è cresciuto  in Inghilterra e all’Evergreen ci sono i cinesi “americani” di Taiwan con ottimi rapporti con Washington oltre che con Pechino.

Il ragionamento è semplice: il PIL di Cina e dell’est asiatico cresce a dismisura e conseguentemente gli scambi con l’Europa: perché andare a Rotterdam da Hong Kong quando per arrivare a Taranto via Suez si risparmierebbero circa 10 giorni di navigazione? I cinesi vorrebbero investire 500 milioni di euro tanto per iniziare. Taranto è un porto ideale perché non ha le montagne alle spalle ma una larga piana che arriva fino a Pisticci, Bari e si estende fino alla Calabria. In aggiunta una piana poco abitata e quindi adatta allo sviluppo della logistica integrata al porto. Una occasione da non perdere e che potrebbe cambiare la storia di gran parte del sud di Italia.

Tutto a posto quindi? Macché! L’allora presidente del consiglio Berlusconi, insieme all’allora sindaco di Taranto Stefano Ippazzio e l’allora presidente della regione Puglia Niki Vendola, lo snobbano.  E’ persino difficile seguire sulla stampa la vicenda che dovrebbe riempire invece pagine intere dei giornali nazionali che dovrebbero essere pieni di sdegno per l’inerzia bipartisan della politica. Niente! La notizia circola in modo quasi clandestino. Arriva il 2012 e Li Ka Shing sta per mollare l’impresa, ma l’allora ministro della coesione sociale Fabrizio Barca, lo acchiappa per i capelli e nel 2012 si firma un accordo che prevede investimenti pubblici per 300 milioni di euro. Tutto a posto quindi? Neanche per idea. Dal 2012 il governo italiano non ha rispettato nessun impegno però all’epoca del governo Monti Li Ka-Shing riempiva le cronache: chi voleva vendergli il Colosseo e chi la Telecom E La7 ma di avviare i programmi richiesti neanche a parlarne. In questi giorni i cinesi vanno via da Tarano e migrano al Pireo.

 

 

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Eppure è facile capire l’importanza di Taranto basta accedere al sito http://www.marinetraffic.com/it/ per rendersene conto. E’ un sito che in ogni istante registra il traffico marittimo e la posizione delle navi nel mondo. In ogni istante nel sistema portuale Rotterdam – Anversa,ci sono 4-5.000 navi in ingresso e in uscita e 4-500 nel Reno. In tutto lo Ionio poche decine e poche centinaia in tutto il Mediterraneo.

Lo sviluppo del Porto di Taranto e delle infrastrutture connesse, potrebbe rendere Taranto un competitore di Rotterdam e sicuramente rendere Taranto il primo porto del Mediterraneo. Questo significa uno sviluppo del PIL del Sud di qualche decina di miliardi di euro ma niente. Ora si discute della cassa integrazione per i 500 dipendenti del Porto e dopo aver disgustato il numero uno al mondo del settore si cercano disperatamente alternative.

Cose da pazzi! In una città già stritolata dalla penosa vicenda dell’ILVA! Taranto potrebbe essere collegato rapidamente con una bretella autostradale a Pisticci ed alla Lauria – Candela. Una autostrada mai realizzata, cancellata dal secondo governo Prodi che la cancellò proprio per rispettare i parametri di adesione all’euro e che non la ritenne una infrastruttura prioritaria, ma di cui sono stati fatti persino i progetti esecutivi. Questo complesso autostradale collegherebbe Taranto rapidamente alle dorsali autostradali adriatiche e tirreniche. Con la costruzione contestuale dell’aeroporto di Pisticci e il rafforzamento del nodo ferroviario di Taranto – Metaponto si realizzerebbe  un potentissimo complesso infrastrutturale tale da rendere gran parte del sud di Italia terra di immigrazione e sviluppo.

Mancano i soldi per realizzare queste infrastrutture? Macché! I soli fondi europei per la Basilicata, e non utilizzati dal governo regionale di De Filippo, valgono circa 2,0 miliardi e cartolarizzando le royalties petrolifere lucane si aggiungerebbero altri 3-4 miliardi di euro. Se è vero, come è vero, che un  euro di investimento pubblico può mettere in moto un euro di investimento privato e un euro di finanziamento bancario, si avrebbero a disposizione somme colossali. Invece le royalties vengono utilizzate dal Partito Regione Pd- lucano per consolidare clientele e l’attività estrattiva inquina senza alcun controllo pubblico efficace e in cambio di qualche centinaia di posti di lavoro un intero territorio viene devastato.

Nel 2010 su Taranto e sulle infrastrutture lucane ho scritto un libro (Si può fare!) e fondato l’associazione Pinguini Lucani e sono andato in pellegrinaggio da tutta la politica nazionale e lucana ad illustrare queste proposte. Forse Renzi dovrebbe rendersi conto che ha sbagliato priorità nella azione di governo. Sarebbe stato molto più utile che la sua attenzione si fosse concentrata su quello di cui il Paese ha bisogno invece di fare le solite riforme già fatte e rifatte da tutti i governi precedenti (scuola, lavoro, pensioni, riforma elettorale) perché lo chiede Angela Merkel si intende. Ho perso il conto dei parlamentari contattati. Uno di questi è persino diventato Primo Ministro per un breve periodo. In questo governo ci sono tre sottosegretari a cui ho illustrato le proposte, come nei precedenti governi Letta, Monti, Berlusconi. Nessuno ha trovato bislacche le mie proposte e qualcuno ha anche provato a fare qualcosa.

La sensazione che ne ho ricavato, è quella che i parlamentari e i pubblici amministratori siano prigionieri in un labirinto in cui un sadico assassino ha chiuso tutte le vie di uscita. Si agitano come topini ciechi, non guardando mai l’orizzonte ma il proprio ombelico fatto di cura del proprio collegio elettorale, di riti di partito e perdono tempo in inutili partecipazioni a convegni e a talk show in cui parlano di cose che non conoscono affatto cercando la battuta ad effetto e di urlare più degli altri partecipanti. Che pena sentirli pontificare sulla Grecia senza riflettere sul fatto che siamo vittime degli stessi problemi e nodo irrisolti.

Eppure non sarebbe nemmeno complicato fare una legge di intervento straordinario e nominare un commissario ad acta e , addirittura, la regione Basilicata avrebbe da sola le risorse e gli strumenti normativi per finanziare queste infrastrutture. Un commissario ad acta certo più utile di quello per la spending revue. Un Paese che perde queste opportunità e che impiega energie e risorse per riforme figlie di un inutile rigore invece di perseguire con tenacità le proprie vie per lo sviluppo e di combattere la  corruzione materiale e morale di cui è probabilmente figlio questo sadico assassino è un Paese profondamente malato.

Pietro De Sarlo


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