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Euro crisis

Il FMI dice al Belgio di fare le riforme, con il paese bloccato da uno sciopero generale

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Da Voci dall’estero 

Belgio strike

Lo sciopero generale che il 15 dicembre ha paralizzato il Belgio è stato definito “storico”: trasporti fermi ovunque, grandi città bloccate, scuole, ospedali, grandi magazzini e imprese private chiusi o ridotti al minimo. Ne danno conto i principali quotidiani, come Le Figaro, Le Monde,   The Guardian, mentre i quotidiani italiani lo passano quasi sotto silenzio, sia mai… Pubblichiamo qui un articolo del Wall Street Journal, che ci racconta il tempismo perfetto della delegazione del FMI: dati gli ultimi consigli sulle riforme da fare, non è stato facile tornare a casa…

 di Frances Robinson, 15 Dicembre

Il Belgio ha un sistema fiscale da correggere, ha bisogno di essere più competitivo, e  ha dei livelli di governo troppi complicati che si sovrappongono l’un l’altro. Vi suona familiare? Sì, ma questa volta non è l’Unione europea che lo dice: è il Fondo Monetario Internazionale, che ha appena concluso la sua revisione annuale del paese, dopo una visita durata dieci giorni.

La visita ha avuto un tempismo perfetto: oggi c’è lo sciopero generale, il che vuol dire che le strade di Bruxelles sono insolitamente tranquille, a parte le bandiere dei sindacalisti che sventolano, e un leggero profumo di pneumatici in fiamme.

“Concludiamo i lavori in un giorno abbastanza speciale qui in Belgio, una giornata di scioperi che penso influenzerà in maniera davvero importante il dibattito in corso su come riformare l’economia belga, in modo da creare più posti di lavoro e mantenere la solidità finanziaria del sistema di sicurezza sociale, con l’invecchiamento della popolazione che avanza” ha detto Edward Gardner, capo della missione del FMI in Belgio.

Gli scioperi sono una risposta al programma di riforme economiche del governo di centro-destra del primo ministro Charles Michel. Questo prevede un graduale innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni nel 2030, e la dilazione degli aumenti salariali previsti dal sistema di indicizzazione dei salari del paese, che collega lo stipendio all’aumento dell’inflazione. Programma approvato del FMI.

“Se il programma viene implementato come previsto, sarebbe un passo piuttosto significativo, soprattutto in termini di allungamento della carriera lavorativa, un reale problema per il Belgio rispetto ai suoi partner”, ha detto Gardner. Inoltre, ha aggiunto, le prestazioni sociali dovrebbero essere aggiustate: “l’accesso generoso ai trasferimenti sociali contribuisce ai bassi livelli di occupazione, in particolare facilitando l’uscita anticipata dal mercato del lavoro.”

Il governo Michel, che ha prestato giuramento nel mese di ottobre, ha guadagnato molti punti per il suo ritmo di aggiustamento strutturale del bilancio del paese – beh, il FMI l’ha definito “appropriato”, ed ha accolto con favore “l’impegno a realizzare l’equilibrio di bilancio mediante il contenimento della spesa corrente, evitando aumenti della pressione fiscale complessiva. ”

Qualora le imposte potessero diminuire, tuttavia, il sistema fiscale potrebbe essere molto più equo – come l’Unione europea, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo e altri hanno notato. “Una certa armonizzazione sarebbe benvenuta”, ha detto. “Non mi riferisco a nessuna particolare imposta in modo specifico, ma all’imposta sui redditi da capitale in tutte le sue forme … E’ importante trattare quel tipo di reddito a un livello più globale.”

C’è spazio per andare anche oltre il piano di riforma fiscale del governo. “Le tasse sulla proprietà potrebbero essere riequilibrate, con un passaggio dalla tassazione sulle transazioni ad una tassazione ricorrente sui beni immobili”, ha suggerito. Il Belgio in linea di massima potrebbe guardare di più alle imposte indirette, all’IVA e alle tasse ambientali. “Le entrate derivanti da queste riforme sarebbero disponibili per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro.”

Infine – e ancora una volta, una critica già resa nota al governo – ci sono troppi livelli di governo in Belgio. Il governo federale, regionale e locale devono assicurare un coordinamento, perché delle politiche decentrate sul mercato del lavoro “aumentano il rischio che azioni e iniziative scoordinate possano complicare, invece che semplificare, la vita economica.”

Speriamo che Gardner ce la faccia a tornare a casa: al momento, non ci sono aerei, né treni, né autobus.

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