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FLASH: CETA, LA VALLONIA TIENE TESTA ALLA UE

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Il Canada getta la spugna e abbandona il CETA, dopo che le trattative con il governo regionale della Vallonia si sono protratte oltre il limite dell’ultimatum di Juncker. A parere di molti osservatori il CETA è morto e sepolto, come il TTIP.

La Vallonia, uno dei pochi parlamenti che ha potuto esprimersi sul CETA, ha di fatto impedito che questo trattato commerciale fosse imposto a 500 milioni di cittadini non consenzienti. Il primo ministro canadese Justin Trudeau farà molto probabilmente un viaggio inutile il 27 ottobre, facendosi un giro turistico di Bruxelles invece di firmare l’accordo commerciale le cui trattative sono iniziate nel 2012. Vedremo se il tentativo della Commissione di firmare il 27 un protocollo vincolante per l’entrata in vigore provvisoria dal 2017 rianimerà questo cadavere.

Le ragioni del NO vallone

Il no vallone è stato originato dalla mancata formalizzazione di punti chiave rivendicati dal parlamento vallone, allarmato dal carattere eccessivamente pro-multinazionali del trattato e dai rischi per gli agricoltori di una regione con il 20% di disoccupazione davanti alla concorrenza delle grandi compagnie cerealiere transnazionali. Tra questi punti troviamo temi importanti come la tutela dei servizi pubblici e delle norme sociali e ambientali europee e soprattutto  i poteri del Tribunale commerciale sovranazionale previsto dall’accordo, che si configurava di fatto come un’istanza non democratica al di sopra di parlamenti e governi.

Qui la dichiarazione del ministro-presidente della Vallonia Paul Magnette (PS vallone):

«  Ci sono alcune cose davvero interessanti in questo trattato, ma ci sono anche difficoltà maggiori. Non lo blocchiamo per divertimento, ma perché siamo di fronte a un momento di rottura oppure a un salto di qualità come la storia della democrazia ne ha conosciuti. Stiamo costruendo la democrazia. Il problema non sono, ovviamente, i nostri legami commerciali con il Canada. La domanda che si pone qui è quello che globalizzazione vogliamo. Questo trattato è un precedente che fisserà lo standard per i futuri negoziati dell’UE con gli Stati Uniti o in Giappone, per esempio. Dobbiamo andare a  fondo delle cose per fissare standard molto elevati »

magnette

Una bella lezione di democrazia per i colleghi italiani, a partire dal ministro Calenda strenuo sostenitore del trattato e della necessità di non sottoporlo al voto dei parlamenti nazionali o del parlamento europeo.

Elio Di Rupo, segretario del PS vallone ed ex primo ministro belga, ha aggiunto:

«Nonostante il governo vallone abbia compiuto ogni sforzo per raggiungere un accordo, e progressi significativi sembravano essere stati acquisiti nelle ultime ore, mi spiace constatare che i negoziati non si siano potuti concludere.

Noi abbiamo chiesto fin dall’inizio garanzie giuridicamente vincolanti per imporre norme sociali e ambientali rigide al fine di preservare i nostri servizi pubblici ed evitare che le multinazionali americane approfittino di questo trattato, o ancora per evitare i tribunali arbitrali a scapito della giurisdizione degli Stati. Rimaniamo fedeli ai nostri valori: gli interessi dei cittadini prima di quelli delle multinazionali. La Vallonia non poteva correre il rischio di firmare un trattato così importante senza ricevere tutte le garanzie necessarie per iscritto e giuridicamente vincolanti. Saluto la lealtà, il coraggio, il senso del dovere e la determinazione incrollabile dei negoziatori valloni, e in particolare del Ministro Presidente Paul Magnette»

Parole da sottoscrivere. Grazie Vallonia!
Ricordiamo che il parlamento vallone ha potuto esprimersi – a differenza di quasi tutti gli altri parlamenti nazionali – grazie alla Costituzione belga, che dopo la Quinta Riforma voluta dalla N-VA fiamminga assegna alle 5 entità politiche belghe locali poteri di approvazione su questioni nazionali.
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PS: Scenari Economici vi riporta le parole dei rappresentanti valloni sul CETA, improntate a trasparenza sui punti indigeribili del trattato, coraggio, buon senso e rispetto della democrazia. Scommettiamo che non leggerete queste parole nei grandi quotidiani controllati dalle élite finanziarie, dove troverete solo il punto di vista dei Calenda e degli Juncker?

PS2: Come Volevasi Dimostrare. Trovate qui l’articolo del Fatto Quotidiano, con dichiarazioni di Calenda, Juncker e Co. Ma niente sulle parole di Di Rupo e Magnette. Qui quello di Repubblica, con una frasetta educlorata di Magnette. Nulla ancora dal Corsera. Pessimo giornalismo, se così possiamo ancora definirlo.

 

 


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