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EUROZONA: STAGNAZIONE E DEINDUSTRIALIZZAZIONE

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Il famosissimo ventennio giapponese sta affliggendo la vecchia Europa. Anzi, sarebbe meglio dire la vecchia Europa che, per la gioia degli uomini dell’alta finanza, si è dotata di una moneta forte, un bene capace di mantenere inalterate nel tempo le sue caratteristiche di bene rifugio. Ovviamente, perché questo accada, è importante che il debito pubblico delle nazioni che hanno aderito a questa ASSOCIAZIONE DI CREDITORI E DEBITORI (per dirla con le parole di SOROW) non esploda. Per tale motivo, ad una prima parte della sua esistenza in cui i paesi del Sud Europa hanno vissuto “Berlusconianamente”, cioè fronteggiando la perdita di competitività crescendo con la spesa pubblica, ha fatto seguito una forte stretta sui mercati data dall’austerity. Per ora il giochino a livello macroeconomico ha funzionato, i deficit degli stati si sono ridotti quasi tutti (tranne quei paesi in cui sono state fatte forti riforme e ai quali è stato consentito lo sforamento costante dei parametri di riferimento).

Ma tutto questo agire, alla fine, cosa comporta per il mondo dell’industria?

Qui nascono i veri dolori poiché il sistema prevede una forte stretta sulla domanda aggregata in ogni paese costringendo le aziende ad andare a cercare all’estero quella parte della domanda aggregata che manca all’interno dei confini. Dato che tutti i competitor di ogni paese hanno dovuto far questo, è cresciuta abbondantemente l’offerta sui mercati internazionali di manufatti e quindi i prezzi sono caduti. Associata a tale caduta di prezzi vi è la caduta dei profitti, certificata di recente un po’ da tutti gli enti, a partire dal CSC e da Confcommercio:

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La causa sopra citata (Austerity) sta piano piano erodendo la base su cui realizzare posti di lavoro nel futuro, il grafico che segue è difatti quello degli investimenti fissi lordi in Eurozona:

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Come vedete, nel passaggio da Berlusconeide a Montianide i giovani europei ci hanno rimesso una miriade d’investimenti fissi lordi. Ora mi chiedo, dove andranno a lavorare tra 5-10 anni i giovani che oggi si avviano alle scuole medie superiori?

Ora cerchiamo di capire se ALMENO a livello di competitività l’austerity abbia giovato alle imprese consentendo loro di ottimizzare i costi industriale  e sfruttare al meglio gli impianti esistenti:

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Niente, la produzione industriale in Eurozona segnala STAGNAZIONE TOTALE DA BEN 4 ANNI ! ! !

Ma almeno qualche stato si salva? Qualche stato, ovviamente, di quelli importanti intendo:

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L’Italia non se ne parla nemmeno, anzi, quando pareva migliorare la situazione ne ha approfittato subito il SALSICCIAIO (che pensava di cavalcare l’onda della ripresa dando un calcio nelle terga di Leptas) ma gli è andata male poiché L’AUSTERITY MANGIA IL PROPRIO FUTURO !

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La Francia, con la sterzata di Valls, più o meno si trova nella nostra stessa situazione!

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E la Germania stessa si trova impantanata nell’erosione della propria capacità competitiva e di creazione dei posti di lavoro futuri!

 

In pratica, abbiamo deciso di fare come la Volpe della neve, ci stiamo mangiando tutte le lepri e ci avviamo verso la DEINDUSTRIALIZZAZIONE !

 

Very compliment!

 

Maurizio Gustinicchi

A MAURI E IL PROF

 

 


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