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ECONOMISTA, UN MESTIERE DA RIPENSARE

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Carissimi lettori

recentemente, molte delle teorie economiche più diffuse vengono rimesse sotto esame perchè dimostratesi fallaci, irrealistiche, , e comunque non in grado di dimostrare la realtà dei fatti per quale è. Nell’Unione Europea , ad esempio, abbiamo avuto le tragiche politiche economiche di austerità imposte alla Grecia che avrebbero dovuto creare ricchezza, ma che sono state solo in grado di produrre povertà e disoccupazione.

Ieri il quotidiano britannico “The Telegraph ” Pubblicava un interessante articolo ad opera di  Jeremy Warner sul fallimento di gran parte dell’Economia moderna e sulla necessità di ripensarne la funzione. Potete leggere l’originale QUI.

L’autore parte dalla semplice considerazione che le previsioni dei principali organi economici mondiali si sono rivelate irrimediabilmente false. Ad esempio partiamo dalle previsioni sulla crescita del Fondo Monetario Internazionale , che potete vedere qui:

Se guardate il grafico relativo alla previsioni di crescita , potete vedere come perfino lo FMI prima non sia stato in grado di prevedere in modo corretto gli effetti della grande crisi finanziaria del 2007 , quindi non abbia previsto neppure l’evoluzione successiva. Però il FMI pretende di contenere il Gotha della scienza economica mondiale, tanto da indicare le politiche economiche da svolgere nei singoli paesi, come fa a dare queste guide quando non è neppure in grado di fare previsioni di massima corrette sull’andamento dell’economia mondiale ? L’articolo poi riporta due esempi ulteriori di fallimento degli economisti: il Brexit, che avrebbe dovuto portare ad un sanguinoso taglio della crescita economica e del benessere, taglio che ancora non si è visto e che neppure è all’orizzonte, e l’elezione di Trump che da un lato non è stato seguito dall’olocausto economico annunciato , anzi, e dall’altro pone soluzioni di politica economica eterodosse rispetto al mainstream accademico.

Quali possono essere le cause di questo fallimento ? Anche in questo l’articolo in questione dà alcune indicazione condivisibili che possiamo riassumere in due gruppi principali :

a) quella che Paul Romer ha definito la “Mathiness”, cioè la matematizzazione forzata dell’economia. Il tentativo di ridurre tutta la materia economica ad una serie di modelli matematici perfetti, distaccati da ogni morale tanto da essere, spesso, distaccati pure dal mondo reale. Adam Smith quando scriveva di economia non era un professore di economia o di matematica, ma di filosofia morale. Il fatto di aver tentato di rendere più”Matematica” ed asettica l’economia ha fallito nella creazione di modelli previsionali efficienti, come nota anche Andy Haldane, economista capo della BoE. Le risposte al fallimento dei modelli previsionali sono degne di ilarità. Il premio Nobel Robert Lucas, quando gli si è chiesto del fallimento dei modelli del FMI nel prevedere la crisi del 2007  ha risposto che “Il modello non prevede la crisi, ma quello che sarebbe successo senza la crisi”… Grazie all’economista ….  Allo stesso modo la risposta di chi aveva annunciato disastri economici post Brexit è stata che i disastri vi sarebbero stati nel caso di un Brexit immediato e “Duro”… cioè solo alle loro condizioni.  Insomma se qualsiasi non va la colpa non è  del modello,  ma della realtà  cinica e bara.

b)  Un secondo pesante problema è  quello del” Groupthinking”, che in italiano si potrebbe tradurre come “Sindrome di Don Abbondio” o “Sindrome della pecora”. L’economista, molto più di tanti altri ricercatori universitari, vive nel suo piccolo mondo accademico fatto di piccole cose e di scarso riscontro con la realtà. Quindi ha la tendenza ad abbracciare le idee del proprio ecosistema-gregge piuttosto che provare a pensare con la propria testa. Questo fenomeno è tanto più sensibile quando il distaccarsi dal Groupthinking potrebbe portare a danni al proprio portafoglio fatto di borse di studio o di piccole ricerche ed alla propria notorietà di piccoli interventi televisivi. Insomma l’ecosistema sociale è fatto di pochi predatori e di tante prede, le quali si muovono in branco. Sapete come fanno i pastori a tenere un piccolo gregge in un posto ? Legano ad un albero un animale e gli altri gli si aduneranno attorno, anche se la posizione del  singolo animale è  illogica nell’ottica complessiva. del resto l’economista medio ha anche un altro difetto: una scarsa interdisciplinarietà, fenomeno tanto più grave per una scienza sociale.Questi due grafici di Andy Haldane mostrano bene il difetto , il primo indicando l’etereogeneicità delle citazioni e la tabella mostrando la frequenza delle citazioni interdisciplinari.

Gli economisti si parlano fra di loro, spesso anche addosso. Preferiscono citare, come mi è capitato recentemente di leggere, uno scritto evidentemente errato e già contraddetto, ma  di un altro economista, piuttosto che ragionare “Cum Grano Salis” e guardare agli esempi della storia.

Ora si spera che alcune evoluzioni , come quelle degli “Agent Based Models” in cui si valuta l’interazione fra i singoli agenti basandosi sulla possibilità di elaborare enormi quantità di dati. Praticamente un’evoluzione raffinata e tecnologica della teoria dei giochi che già ha avuto riscontri in strategia o nel controllo di volo e nelle simulazioni militari. Comunque l’economista deve aprire un po’ di più la sua mente al mondo esterno,alle interazioni sociali e culturali, al confronto con altre discipline. In caso contrario proseguirà la sua produzione di errori, e soprattutto di errori socialmente devastanti.

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