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Dopo la multa USA di 14 mld di dollari, perché S&P e Moody’s non degradano i titoli Deutsche Bank a spazzatura? Non vogliono difendere i risparmiatori?

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E’ incredibile: Deutsche Bank, la banca più sistemica d’Europa, seduta su una bomba atomica finanziaria costituita da una montagna di derivati di valore pari ad un multiplo della somma del PIL di tutta l’Eurozona, vede crollare da mesi le proprie azioni, le obbligazioni che pagano una cedola in funzione dei risultati aziendali e dell’adeguatezza del capitale proprio (chiamasi subordinati) probabilmente non verseranno nulla ai risparmiatori e la multa annunciata dalle autorità USA pari a 14 mld di dollari rischia di annichilire il capitale proprio richiedendo un’iniezione di fondi monstre. Anzi, per essere più precisi, anche una multa di meno della metà di quanto annunciato dalle autorità americane rischierebbe di far saltare i conti.

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In questo contesto i regolatori tedeschi tacciono, in perfetto stile teutonico restano attentissimi a stigmatizzare i problemi altrui, siano essi debiti bancari o pubblici [vedasi Weidmann della Bundesbank da sempre “interessatissimo” ai conti italiani senza averne titolo visto che non ha incarichi europei, ndr] ma difficilmente fanno i compiti a casa loro, il famoso diritto asimmetrico EU a vantaggio franco-tedesco (che da anni mi spinge a implorare gli italiani di andarsene da questa EU austera, ndr). E  tacciono anche le aziende di rating, le mitiche S&P e Moody’s che già sono indagate (cause in corso da anni, S&P ha già ricevuto una multa miliardaria in dollari, ndr) per sospette pratiche fraudolente durante la crisi subprime – nel caso di S&P confermate dalla multa –: il timore è che oggi le agenzie si stiano comportando come durante il crack Lehman, fino all’ultimo giorno i titoli erano investment grade poi crollò tutto e chi aveva bonds o azioni della banca americana si trovò con un cumulo di carta straccia. In più, oggi gli interventi pubblici in EU sono vietati per cui non si vede come si possa salvare Deutsche Bank se non o col fallimento o con un aumento di capitale che ne azzererebbe il capitale.

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Ecco, appunto: se voi privati cittadini foste detentori di titoli di Deutsche Bank dormireste sonni tranquilli? Io no. Anzi, proprio il sottoscritto all’apice del caos Monte Paschi [lo scorso anno] chiese alla propria famiglia di andare a ritirare i risparmi detenuti nella banca senese. E, ricordo, a seguito dei buchi nei conti e parallelo crollo di borsa, a MPS è stato tagliato il rating non a livello B ma addirittura a livello “ca” da Moody’s, verificare per credere! Nota: un disastro per noi italiani.

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Deutsche Bank invece, a fronte di un crollo del titolo che ha dell’incredibile – e multe (14 mld USA) che se confermate molto probabilmente la faranno saltare applicando alla lettera le regole – sta addirittura mimando quasi alla perfezione il comportamento di borsa delle azioni di Lehman Brothers pre-fallimento ma comunque non subisce nulla, nessun downgrade! Pazzesco.

Ora, qualche considerazione stile casalinga di Voghera, a fronte di quanto introdotto prima (e a fronte di quanto successo per MPS). Se io avessi denari in DB – che sono certo di non avere – non ci dormirei la notte, probabilmente aspetterei la mattina per potere andare a ritirare gli spiccioli, appena apre. Forse per eccesso di zelo, certamente non per mancanza di fiducia nei confronti dei sempre correttissimi partners tedeschi (…) ma purtroppo non mi sentirei sicuro visto un grafico di borsa (DB) tanto simile a Lehman Bros.; eppoi avendo tradito timori simili per l’italianissima MPS non potrei che fare altrettanto per un istituto tedesco…

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Va infatti ricordato che le agenzie di rating dovrebbero con le loro valutazioni evidenziare i rischi affinché non capiti un altro caso Lehman. E finalmente evitare che si possa dire “non lo sapevamo” nel caso di un crack.

In ogni caso resta completamente assurdo che vengano applicati due pesi e due misure, solo perchè si tratta di una banca tedesca.

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Diciamolo, in EU ci siamo stufati dei tedeschi. E forse anche il prossimo presidente USA se repubblicano (ho detto Trump?) potrebbe nutrire sentimenti simili, ricordando che la stessa Deutsche Bank è stata uno dei più grandi finanziatori della fondazione Clinton e della Clinton Global Initiatives (CGI). Come riportato da CNN nell’articolo di A. Jaffe del 3.3.2015:

…Della serie di sponsor, alcune banche erano sostenitori perenni, tra cui banca britannica Standard Chartered, Goldman Sachs e Deutsche Bank in Germania, ognuno dei quali sono stati indicati come sostenitori di medio livello della manifestazione ogni anno a partire dal 2009. …

Forse è per questa ragione che si evita di tagliare il rating a DB? E dunque, forse per la stessa ragione un presidente Rep potrebbe aver interesse a far saltare DB costringendo Berlino a salvare l’istituto con soldi pubblici ossia uccidendo l’Euro e l’EU dopo la negazione solo per interessi tedeschi di 7 anni di austerità [e l’annichilimento delle economie di interi paesi, Grecia ed Italia in testa]? Non sembra infatti casuale che la multa ciclopica di 14 mld USD sia arrivata proprio quando Hillary Clinton di fatto ha comunicato al mondo la sua malattia e probabilmente anche la sua sconfitta…

Per queste ragioni una elezione di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe scompaginare in modo inimmaginabile gli equlibri attuali, concretizzando uno scontro ormai conclamato tra Germania ed USA (leggasi, firma del North Stream II da parte tedesca durante la crisi greca ossia annichilendo almeno 30 anni di politica energetica americana, Dieselgate, multe a DB [istituto oggi considerato come il più pericoloso per la stabilità mondiale], multe ad Apple e contromulte da parte USA, fallimento del TTIP, Berlino inserita nella lista USA dei paesi sospetti manipolatori della propria valuta [ossia dell’euro, secondo Washington più svalutato di quello che dovrebbe essere in relazione alla sola Germania, ndr] ecc.).

Ai posteri – del prossimo bimestre – l’ardua sentenza.

Mitt Dolcino

 


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