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Cina: tempi duri per la ristorazione di lusso. I ristoranti stellati Michelin chiudono

La crisi della classe medio-altaa cinese si fa sentire in diversi settori a partire dalla ristorazione di lusso. Anche gli stellati chiudono

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Per decenni, la guida Michelin ha dettato legge nell’alta ristorazione, garantendo ai ristoranti stellati un flusso costante di clienti facoltosi. Anche la Cina non faceva eccezione, con ristoranti come il Fu Chun Ju, un tempo prenotabile solo con settimane di anticipo, e il Rive Gauche, con il suo menu francese da oltre 1.000 yuan a persona, sempre pieni nonostante i prezzi elevati.

Tuttavia, il crollo economico cinese ha cambiato le carte in tavola. I clienti hanno iniziato a spendere con più cautela, riducendo le uscite per cene di lusso e preferendo cucinare a casa o optare per soluzioni più economiche. Il Fu Chun Ju, ad esempio, ha visto diminuire drasticamente le prenotazioni, mentre al Rive Gauche i clienti, seppur ancora presenti, sono diventati più attenti al portafoglio, preferendo acquistare due bottiglie di vino a buon mercato piuttosto che una sola di alta qualità. Insomma la crisi della classe media si sta diffondendo anche in Cina

Questo cambiamento ha colpito duramente il settore, portando alla chiusura di diversi ristoranti di alto livello, anche stellati Michelin. L’8½ Otto e Mezzo Bombana , l’avamposto della ristorazione  italiano tre stelle ad Hong Kong, ha chiuso i battenti ad aprile. Anche il TRB Forbidden City e il Refer, entrambi a Pechino e insigniti del diamante nella Perla Nera, la guida cinese equivalente alla Michelin, hanno dovuto chiudere.

Otto e Mezzo Bombana, Hong Kong

Anche Shangai è stata colpita duramente dalla crisi. A giugno, la città contava circa 1.854 ristoranti con un costo medio per persona superiore a 500 yuan – il doppio di Pechino, il triplo di Shenzhen e il quadruplo di Guangzhou – secondo canyin88.com, un fornitore di dati sull’industria alimentare.

Dallo scorso aprile, la percentuale di ristoranti di Shanghai con quella spesa media si è ridotta dall’1,44% allo 0,8%, con oltre 900 strutture che hanno chiuso i battenti.

Diversi fattori hanno contribuito a questa crisi, tra cui la diminuzione dei redditi, l’emigrazione di molti clienti facoltosi e l’aumento della concorrenza dovuto all’ingresso nel settore di molti imprenditori inesperti. Anche la riduzione delle spese per banchetti da parte delle aziende e dei più ricchi ha giocato un ruolo importante.

La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione, spingendo i clienti verso ristoranti di fascia alta con spazi più privati e a bassa capacità, a discapito dei locali più tradizionali.

Nonostante le difficoltà, alcuni ristoratori rimangono ottimisti, confidando nell’aumento del turismo straniero per rilanciare il settore. Tuttavia, la ripresa richiederà tempo e molti ristoranti dovranno affrontare momenti difficili, riducendo i costi e ottimizzando le operazioni per rimanere a galla.

La crisi non si limita alla ristorazione di lusso, ma ha colpito anche altri settori del lusso, come quello degli orologi svizzeri, la cui vendita ò calate del 47%. Anche i ristoranti di fascia media-alta hanno dovuto adattarsi, come nel caso della catena Qingxiang, che ha visto diminuire i propri ricavi del 20-30%.

In futuro, la concorrenza nel settore della ristorazione di lusso è destinata ad aumentare, poiché i clienti hanno a disposizione un’ampia scelta di opzioni sia in Cina che all’estero. La sfida principale sarà mantenere alti gli standard di qualità e servizio, nonostante le difficoltà economiche.


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