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Economia

Cina e Russia stanno facendo saltare il mercato futures dell’oro con l’esaurimento del fisico? Se così sarà l’amministrazione USA avrà vaticinato la resa del dollaro come valuta di riserva globale

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Oggi stiamo assistendo ad una drammatica riduzione delle scorte di oro al CME di Chicago ed al LME di Lonrda. Nel mondo ci sono tre borse futures che trattano oro, borse che prevedono la consegna del fisico
(si chiama EFP, Exchange for Physical): oltre alla due succitate bisogna aggiungere Shanghai (SGE), oggi quella che sembra la più attiva visto l’enorme flusso di oro dall’ovest verso oriente negli ultimi 10 anni.

Ai giorni nostri i maggiori importatori di oro sono Cina, Russia ed India, i maggiori esportatori USA, UK e Svizzera. Ma a cosa serve l’oro, cosa serve accumularlo? Fondamentalmente a nulla se non a conservare il valore intrinseco del proprio denaro; in ogni caso la barbara reliquia ha un grande vantaggio: non arruginisce e non mangia. Ossia, in un periodo in cui i tassi sono a zero o quasi detenere oro può anche essere vantaggioso, soprattutto in un ambito di tassi in salita come è la situazione attuale, ossia relativamente ad uno scenario che prevede la discesa del corso delle obbligazioni con scadenze superiori a due-tre anni. In più va ricordato che – da sempre – la potenza di un paese si misura in oro, ossia se vuoi essere solvibile come paese e dunque potente devi avere oro in cassa, fatto che spiega benissimo perchè Cina e Russia stiamo oggi importando oro a più non posso proprio con lo scopo di creare le basi per una futura valuta in grado di competere con il dollaro ovvero – letta in altro modo – per evitare che gli USA, per il fatto di essere il dominus mondiale incontrastato, possano continuare a scambiare carta verde di dubbio valore con preziose materie prime e prodotti importati in USA da ogni parte del globo. Ovvero ad accumulare deficit commerciali e di conto capitale senza essere punti con una svalutazione, ossia inflazione, stagnazione, etc. etc.

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In questo contesto scopriamo che, da un parte i depositi di oro di Londra e Chicago sono ai minimi, menzione speciale per il CME che sta raggiungendo livelli di (vera) guardia. Dall’altra la Cina, con il suo tesoretto di oltre 1 Trn USD in bond americani di qualche mese fa, sebbene sembri che stia liquidando i suoi Treasuries USA per comprare… udite bene…oro! Leggendo un interessante report di Zerohedge.com* apprendiamo che solo nel mese di Agosto Cina e Russia hanno aggiunto alle loro riserve 47 tonnellate di oro, di cui ben 31 cinesi. E leggendo bene restiamo stupefatti nel rilevare che il volume di incremento mensile (dello scorso mese di agosto) di auree di Russia e Cina supera di gran lunga la disponibilità di riserve “registrate” per consegna al CME.

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La faccenda si legge in questa maniera: prima o poi potrebbe succedere che il CME e/o il LME di Londra non siano in grado di consegnare il fisco in caso di esercizio del future in scadenza. Tale situazione avrebbe effetti catastrofici: prima di tutto comporterebbe la chiusura del mercato fino a data da destinarsi al fine di ristabilire le scorte e dare esecuzione ai contratti, il tutto unito a cause legali, appropriazioni esecutive di assets da parte dei detentori di contratti validi fino ad arrivare all’assenza di liquidità sul mercato, la conseguenza più temuta. Ma immaginiamo che per fini geopolitici siano proprio compratori russi e cinesi interessati ad importare oro dall’occidente a voler spingere in detta direzione, ben consci che i forzieri asiatici sono saturi di metallo giallo avendo tra i membri del SGE le stesse banche che fungono anche da depositari dell’oro per lo Stato cinese.

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Dunque, se un giorno ci fosse default nella consegna di oro registrato che succerebbe? Prima di tutto va ricordato che i vari depositi USA e inglesi hanno ingenti quantità di oro depositato ma tale oro non è loro, ossia la prima risposta è che potrebbero consegnare oro non di loro proprietà con la speranza di ricomprarselo successivamente (se non lo han già fatto negli scorsi 50 anni; notasi che anche gran parte dell’oro di Italia e Germania è depositato in USA e/o Londra, ndr). Secondariamente, se dietro tale evento deflagrante ci fosse il duo Russia- Cina magari intenzionato a far valere/rivalutare la propria disponibilità di oro fisico fisicamente non disponibile in altri siti extra Cina sarebbe immediato immaginare che lo SGE potrebbe dare formale supporto alla consegna dell’oro fisico non disponibile presso il CME o il LME (backup). Questo comporterebbe che il prezzo al SGE dell’oro decollerebbe riflettendo la scarsità di offerta negli altri exchange, a fronte di prezzi inferiori [magari manipolati al ribasso, ndr] negli altri exchanges “poveri” di fisico. Come conseguenza il prezzo dell’oro nelle due borse merci fuori Cina dovrebbe seguire la rivalutazione in atto dell’oro giallo su Shanghai, a valle della reiterata richiesta di consegna del fisico da parte dei detentori di contratti futures validi al CME  e/o al LME (che magari sarebbero investitori cinesi o russi). Le misure che le autorità potrebbero prendere per evitare lo squeeze ed anche il crollo della liquidità in forza di posizioni unidirezionali sarebbero, per il solo SGE, incrementare il capitale a garanzia. O anche la bomba termonucleare – a casi estremi estremi rimedi – richiedere oro depositato in garanzia per chi volesse essere in vendita sul futures.

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In tutto questo la sostanza sarebbe che il prezzo dell’oro fisico si discosterebbe sostanzialmente da quello dell’oro virtuale o cartaceo, già oggi la differenza è prossima ai 50 USD/oz.; potremmo tranquillamente pensare che, in presenza di una declamata assenza di disponibilità di oro fisico per consegna immediata in uno o più dei principali exchanges, si potrebbe anche arrivare a veder raddoppiare o triplicare i prezzi del metallo giallo.

Praticamente ciò comporterebbe il ritorno dell’oro a standard globale di conservazione di valore patrimoniale, ovvero si metterebbe in discussione la supremazia delle monete fiat fino ad oggi utilizzate, a partire dal dollaro. Questo comporterebbe una forte svalutazione del biglietto verde quale valuta fiat per eccellenza, moneta per altro svalutata in modo rilevantissimo negli ultimi 10 anni da un mix di deficit di bilancio e commerciale e soprattutto di QEs atti a moltiplicare l’offerta di credito e quindi i dollari in circolazione. Si noti che la svalutazione del dollaro si porterebbe dietro – dopo un lapse time di qualche mese – un rafforzamento dell’economia USA [che contrarrebbe l’import ed espanderebbe l’export] ed anche un po’ di inflazione, non negativa per una economia oggi vicina alla deflazione. Forse non cogliamo che tale situazione potrebbe essere anche un fattore di normalizzazione per l’economia a stelle e strisce: infatti in tale condizione il dollaro si svaluterebbe e dunque una salita dei tassi non comporterebbe necessariamente una salita del dollaro (oggi siamo a tassi USA a zero e non si riesce a comprendere come fare per farli salire senza affossare le borse). Ovvero, la debolezza del dollaro aiuterebbe la manifattura USA e le sue esportazioni a danno dei competitors che stanno oggi facendo dumping delle proprie monete [a partire dalla Cina e dall’Europa Unita]. In detto contesto la discesa della borsa USA sarebbe una inevitabile conseguenza ma solo per breve periodo in quanto i manifatturieri potrebbero riprendersi abbastanza velocemente ed in ogni caso la causa del crollo per l’opinione pubblica non sarebbe l’aumento dei tassi – che verrebbe comunque – ma il default delle borse dell’oro….

Si noti che se poi l’FMI decidesse finalmente di accettare lo yuan come valuta di riserva globale a fianco del dollaro – decisione sempre rimandata e ora attesa per fine ottobre di quest’anno o per la prima parte del prossimo – beh, a quel punto la fine del dollaro come unica valuta di riserva globale sarebbe conclamata…

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Nello schema sopra esposto, per assurdo chi ci perderebbe a livello mercantilistico da una “scoppio” delle borse dell’oro londinese e/o COMEX sarebbe soprattutto la Germania, ossia il maggior esportatore del mondo (ma tra i maggiori detentori di oro depositiato all’estero). Ed anche la Cina quale grande esportatore globale. I paesi euro med ne soffrirebbero tantissimo, Italia in testa, ma se tale default fosse finalmente associato ad una politica geostrategica statunitense finalmente lungimirante ed ambiziosa – ad esempio mirata ad indebolire il blocco Russo-Tedesco in via di definizione per il tramite di una rivalutazione della valuta tedesca anche attraverso l’uscita dei paesi periferici dalla moneta unica, ndr – il risultato che si otterrebbe sarebbe un affossamento di quelle economie che oggi esportano negli USA a favore dei produttori americani (alleati inclusi) e comunque in presenza di un cortocircuito geoeconomico nel blocco russo-tedesco in grado di deragliare il loro sviluppo per i prossimi 10 anni (ricordiamo anche che se l’oro dovesse triplicare di valore l’Italia potrebbe trovarsi nottetempo con un tesoretto utile a ripagare quasi interamente il proprio debito estero, ossia potendo uscire dall’euro senza lasciare debiti indietro, nessuno potrebbe eccepire se non per la forma…).

Gli USA devono rendersi conto che non facendo nulla, per uscire dal Cul de Sac del QE eterno unito a tassi bassi che prima o poi dovranno salire, sono comunque destinati a finire sul banco dei colpevoli, fatto che significherà anche perdere lo status di superpotenza globale basata sul dollaro e sulla fiducia dei partners [oltre ad uccidere la propria manifattura nel durante a causa di un dollaro troppo rivalutato per i tassi in salita, con borse in crollo…].

Lascio un po’ di grafici a supporto, food for thoughts.

Mitt Dolcino

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*”China Bought Gold With Proceeds From Record Sale Of US Treasurys”, Zerohedge.com, 30.09.2015


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