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Euro crisis

CAPTIVE DEMAND: LA “SOLUZIONE FINALE” AI DANNI DEI POPOLI EUROPEI. POSSIBILI RIMEDI PER EVITARLA (di Giuseppe PALMA)

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In un mio precedente articolo, pubblicato su questa rivista e intitolato “I gravissimi aspetti di criticità dell’Euro spiegati a mia figlia di un anno” (https://scenarieconomici.it/i-gravissimi-aspetti-criticita-delleuro-spiegati-mia-figlia-anno-giuseppe-palma/), ho spiegato il crimine dell’Euro cercando di renderlo comprensibile a tutti.

Riepilogando, questo Euro è una moneta che costringe tutti gli Stati dell’Eurozona ad andarsi a cercare la moneta. Come? In due modi: a) tassando i cittadini, quindi aumentando tasse e imposte, tagliando le voci di spesa pubblica più sensibili (es. sanità, scuola, università, pensioni, giustizia etc…), introducendo sistemi giacobini di accertamento fiscale (es. redditometro, spesometro, controllo sui c/c, limite di utilizzo del denaro contante a 999,00 euro etc) e così via…; b) prendendo in prestito la moneta dai mercati dei capitali privati (es. banche private), ai quali va restituita con gli interessi che vengono fissati sulla base della potenziale affidabilità di ciascuno Stato. E come fa lo Stato a reperire la moneta che deve restituire ai mercati dei capitali privati che gliel’hanno prestata? Semplice: se la va a prendere dai cittadini come ho spiegato pocanzi [punto a) ut supra].

In pratica, se prima dell’avvento dell’UE e dell’Euro gli Stati nazionali potevano liberamente disporre – teoricamente in misura illimitata – della propria moneta per far fronte non solo al pagamento del debito pubblico, ma anche e soprattutto per risolvere tutti i problemi socio-economici dei propri cittadini (come ad esempio creare piena occupazione), oggi gli Stati che hanno aderito all’Euro sono soggetti a coloro che la moneta gliela devono prestare (i mercati dei capitali privati). Capito il crimine? Pazzesco, ma è così! Lo Stato a sovranità monetaria è titolare della propria moneta e può disporne liberamente come meglio crede, infatti – attraverso la propria Banca Centrale o il Ministero del Tesoro – può stampare moneta illimitatamente e creare – ad esempio – piena occupazione, generando maggiore debito che però costituisce ricchezza concreta per i cittadini. A questo punto, come fa lo Stato a sovranità monetaria a pagare quel debito? Nessun problema, infatti è lo Stato stesso a farsi garante del proprio debito pubblico. Come? Stampando moneta (pigiando semplicemente il tasto di un computer) ed acquistando l’intero ammontare del suo debito, senza intaccare né lo stato sociale né le tasche dei cittadini (Giappone docet!). Esempio: il mio debito pubblico è in Lire? Bene. Stampo autonomamente Lire ed acquisto tutto il mio debito pubblico, senza andare a prendere la moneta dai cittadini. Problema risolto. Ma allora qualcuno si chiederà: “A cosa servono le tasse negli Stati a sovranità monetaria se è lo Stato stesso che provvede a tutto attraverso la stampa di moneta?”. La risposta è semplice: le tasse, negli Stati a sovranità monetaria, non servono affatto a pagare gli ospedali, gli stipendi dei dipendenti pubblici o le pensioni, bensì solo a non creare altro debito pubblico. Stop! Null’altro! Ciò detto, il famigerato debito pubblico è invece una iattura per gli Stati privi di sovranità monetaria (perché non possono creare dal nulla quella medesima moneta con la quale pagare il debito), mentre non costituisce alcun problema – come abbiamo visto – per gli Stati a sovranità monetaria (ut supra). In linguaggio tecnico si dice che la Banca Centrale di uno Stato a sovranità monetaria funge da prestatrice di ultima istanza, mentre in tutta l’Eurozona la predetta funzione non è affatto esercitata dalla BCE (che non è una vera Banca Centrale) bensì dai cittadini. Per di più, e tenetelo bene a mente, l’Euro – essendo stati fissati i tassi di cambio irrevocabili tra la moneta unica e le monete di ciascuno Stato aderente – impedisce a ciascuno Stato dell’Eurozona di far leva sulla svalutazione monetaria al fine di far crescere le esportazioni (che sono essenziali per la crescita dell’occupazione e quindi del PIL), con la conseguenza che per essere competitivi si è costretti a far leva sulla svalutazione del lavoro, quindi dei salari e della qualità occupazionale.

 

Fatta questa breve ma doverosa premessa (che tornerà molto utile più avanti), la domanda che spesso mi viene posta è la seguente: “Ma chi ha ideato l’Euro e la sua struttura, non ha messo in conto che se i cittadini si impoveriscono e non spendono, prima o poi le conseguenze ricadono tutte sul sistema, che è quindi destinato a crollare?”. La risposta è inquietante: NO, infatti la fregatura è dietro l’angolo. Coloro che hanno ideato questo Euro e questa struttura monetaria avevano già messo in conto le conseguenze drammatiche cui saremmo giunti, quindi hanno preparato la realizzazione di un piano molto complesso (ma nemmeno tanto) che renderà impossibile il crollo non solo del sistema-Euro, ma anche dell’intero impianto disegnato dai Trattati dell’UE, in quanto il sistema stesso – inteso nel suo insieme a livello di banche private, finanza, multinazionali e istituzioni politiche sovranazionali che ne sono al soldo – si garantirà una lauto e duraturo benessere al di là delle condizioni sociali ed economiche dei popoli.

Ma come è possibile tutto questo? Adesso ve lo spiego.

Faccio un esempio semplicissimo: se andate alle poste, in tribunale o in ospedale, vi renderete conto che c’è sempre una fila insopportabile da dover fare perché lo Stato non può permettersi l’assunzione di nuovo personale (dobbiamo stare all’interno del parametro del 3% del rapporto deficit/PIL e dobbiamo assicurare il pareggio di bilancio), e poi vi rimandano a casa perché mancano dei documenti oppure dovete tornare dopo sei mesi e così via, fino a quando non arrivate all’esasperazione. Bene. Ecco che un giorno qualunque, durante il telegiornale, esce un politico nuovo o riciclato che vi dice: “Basta con i disservizi! Basta con le file interminabili! E’ giunta l’ora di dare risposte concrete ai cittadini. Privatizziamo i servizi pubblici essenziali, con regolari bandi di gara, e rendiamo efficienti i servizi e comoda la vita di tutti i cittadini”. Il popolo esulta e vota quel politico!

Sappiate che quel millantatore vi sta prendendo in giro. Perché? Adesso ve lo spiego.

I servizi pubblici essenziali (sanità, poste, trasporti, giustizia, luce, acqua etc…) sono servizi di cui il cittadino non può fare a meno, quindi deve necessariamente usufruirne. Potete fare a meno dell’autobus o del treno? Potete fare a meno del tribunale o dell’ospedale? Potete fare a meno delle poste? Potete fare a meno dell’acqua? Certo che no! Poveri o ricchi che siate, delle poste, della sanità e dell’acqua non potrete mai fare a meno, né oggi né domani. Coloro che hanno ideato l’Euro e questa struttura monetaria sanno benissimo che, mettendo le mani sui servizi pubblici essenziali, si garantiranno – per sempre – il loro lauto guadagno ed il loro benessere infinito, indipendentemente dalla situazione dell’economia reale e dello stato in cui versano i cittadini. Ciò detto, la strategia è proprio questa: far diventare insopportabili i disagi scaturenti dall’erogazione dei servizi pubblici essenziali da parte dello Stato, e rendere conseguentemente accettabile nelle coscienze dei popoli la loro privatizzazione, in modo tale che a gestire trasporti, ospedali, poste, acqua etc siano i privati, quindi quelle grosse e potenti multinazionali che hanno a libro paga i politici sia delle istituzioni sovranazionali che quelli delle istituzioni nazionali.

 

Questo fenomeno si chiama CAPTIVE DEMAND, cioè guadagni garantiti a tavolino per i privati (indipendentemente dagli andamenti del mercato) che faranno finta di farsi concorrenza tra di loro mentre si metteranno d’accordo (cartelli) per il continuo e graduale aumento delle tariffe, con conseguente aumento dei loro guadagni. E se il popolo muore o vive male, affar suo!

Tutto ciò consentirà, tornando all’Euro, di poter condurre a compimento il crimine del Secolo senza alcuna difficoltà, infatti le nuove politiche europee (tra cui quelle italiane) sul lavoro, sulle privatizzazioni e sulle liberalizzazioni vanno esattamente in questa direzione. Perché sia garantita la competitività delle nostre merci rispetto a quelle prodotte all’estero (a beneficio delle esportazioni e quindi del PIL), non potendo gli Stati dell’Eurozona far leva sulla svalutazione monetaria fanno leva sulla svalutazione del lavoro, quindi dei salari e delle garanzie contrattuali. I lavoratori europei saranno dunque costretti ad accettare posti di lavoro precari e sottopagati (e questo sta già avvenendo), subendo continuamente i ricatti di quello che un tempo si diceva “il padrone”, e ciò non produrrà alcuna conseguenza negativa per il sistema, infatti – seppur schiavizzati e sottopagati – i cittadini avranno sempre e comunque bisogno di usufruire dei servizi pubblici essenziali, quindi l’intero sistema UE-Euro sarà salvo. Per l’eternità.

Cosa si può fare per evitare che questo scenario diventi realtà? Semplice. Porre in essere queste cinque semplicissime misure: 1) impedire che si giunga alla privatizzazione dei servizi pubblici essenziali e alle cosiddette liberalizzazioni; 2) dar vita ad una legislazione sul lavoro che garantisca al lavoratore tutte le tutele necessarie per conservare concretamente il proprio posto di lavoro, quindi fissare un tetto minimo e dignitoso di retribuzione salariale (nel rispetto del dettato costituzionale) sotto il quale non vi può essere alcun tipo di rapporto lavorativo e fissare inoltre il limite massimo della settimana lavorativa a 35 ore ; 3) rendere illegittimi i contratti a termine, gli stage e tutti i contratti atipici, prevedendo l’unica tipologia contrattuale del lavoro a tempo indeterminato, fatti ovviamente salvi i periodi di prova; 4) inasprire le sanzioni nei confronti delle imprese che pongono in essere licenziamenti illegittimi (discriminatori, disciplinari ed economici), reintroducendo la tutela reale del reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato; 5) abrogare – attraverso la procedura aggravata prevista dall’art. 138 della Costituzione – la norma costituzionale del pareggio di bilancio introdotta in Costituzione nel 2012.

 

Se si pongono in essere le cinque misure sopra brevemente elencate (e trattasi di misure pienamente conformi alla nostra Costituzione), sarebbe addirittura superfluo discutere sull’uscita dell’Italia dall’Euro: il sistema UE-Euro crollerebbe su se stesso e l’abbandono della moneta unica diverrebbe addirittura una necessità. Una volta riappropriatici della nostra sovranità monetaria, economica e politica, potremmo quindi realizzare un piano di piena occupazione e ristabilire la legalità costituzionale. Come vedete i rimedi esistono. E’ sufficiente ritornare ad applicare concretamente i dettami costituzionali.

 

Da studioso di storia della Rivoluzione francese, è evidente che l’Aristocrazia europea (che un tempo si chiamava Ancien Régime), dopo due Secoli in cui il popolo l’aveva confinata ad un ruolo marginale, è tornata prepotentemente a dettare ed imporre le sue regole sostituendosi alla sovranità popolare. Certo, nel frattempo ha mutato vesti ed affinato gli strumenti adeguandoli ai tempi, ma lo scopo è sempre lo stesso: il benessere di pochissimi a scapito della democrazia, della sovranità popolare, del lavoro e del benessere diffuso!

 

Udite! Udite! Lo spread BTP/BUND a fine febbraio 2015 è sceso sotto i 100 punti base; il PIL italiano nel primo trimestre del 2015 registra un + 0,1%. Evviva! Evviva!

Esulta popolo. Esulta! 

 

Giuseppe PALMA

 


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