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Conti pubblici

Aspirina & tumore

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L’indebitamento dello Stato italiano, pari a 2070 miliardi e al 135% del PIL, ha origini parecchio antiche. Per capirne di più dobbiamo risalire al 1981, l’anno del famigerato divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia (BdI).

All’epoca, gli interessi sull’emissione dei titoli di debito statali (BOT, BTP, CCT ecc) erano decisi unilateralmente dal ministero del Tesoro in pieno accordo con la BdI. Detti interessi erano sempre al inferiori all’inflazione e laddove l’asta fosse andata parzialmente o del tutto deserta la stessa BdI comperava  per consuetudine il residuale invenduto, accreditando gli interessi al Tesoro stesso.

Ovvero, il debito statale veniva finanziato in NEGATIVO, poiché, appunto, l’inflazione sopravanzava gli interessi di un buon 20/25% (es. se l’inflazione attesa era del 10%, gli interessi annui pagati erano del 7,5/8%).

Nel 1981 il rapporto debito statale/PIL era pari al 58%.

Di quanto è aumentato annualmente il debito pubblico dal 1981 al 2014? Basta fare questa semplicissima operazione:

135% – 58% = 77%; 77% : 34 anni = 2.265% annuo;

l’incremento del debito al NETTO di inflazione e CRESCITA di PIL è stato pari, mediamente, al 2,265% per ogni anno dal 1981 a 2014.

Lo scorso anno l’ammontare di interessi pagati (che vanno a gonfiare la voce “spesa pubblica”) dall’Italia sui titoli di debito statali è stato pari al 5,5% del PIL, ovvero 1550 mld x 5,5% = 85,25. 85,25 miliardi in un anno in soli interessi. Negli anni passati si è arrivati abbondantemente a superare il 10/12% dell’intera spesa pubblica in soli interessi.

Una tale cifra spesa per la crescita avrebbe tratto fuori la Nazione dal guano in due anni, riportando una sana crescita degli investimenti, delle assunzioni e di conseguenza dei consumi delle famiglie e senza aspettare i prestiti bancari che in queste condizioni MAI arriveranno.

Il sistema finanziario italiano è oppresso dal 25% di insoluti, ovvero, un italiano su quattro Non riesce ad onorare il suo debito. Le banche hanno tirato i remi in barca dopo essersi INGOZZATI per anni di credito facile concesso a cani e porci  che si sapeva NON avrebbero potuto onorare gli impegni presi. E voglio altresì ricordare che ancora buona parte delle attività bancarie in “sofferenza” non vengono messe nelle “passività”, ovvero, sino a quando ciò non accadrà, quelle, saranno ancora un dato positivo. Vi chiedete il perché non vengano messe come perdite? Semplicissimo: laddove accadesse tale sciagurata sventura bisognerà che il CDA chiami di corsa gli azionisti a rimpinguare il capitale venuto meno, pena il FALLIMENTO dell’istituto stesso.

Oramai sono diversi mesi che la GRANCASSA mediatica di U€ sta PILOTANDO con maestria la discesa dei tassi nei GIIPS e vedrete che subito dopo le elezioni i soliti NODONI ritorneranno al pettine sotto forma di spread che si alzeranno in tutta la €Uro-periferia.

Voglio ricordare un’altra cosa: il ciclo di rotazione del debito italiano è di circa SETTE anni. Qualche mese di interessi al 3% saranno come dare la fatidica aspirina al malato di tumore al pancreas.

Roberto Nardella.


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