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Arriva Wolfgang l’Incendiario. (di Marcello Bussi)

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Svolte. Il ministro delle Finanze tedesco: con la Brexit possibile l’uscita di altri Paesi dall’Ue. E la risposta non può essere una maggiore integrazione dell’Unione. Così il custode della stabilità si è trasformato nel nemico numero uno dei mercati.

Se Wolfgang Schaeuble voleva mettere in riga gli inglesi, rischia invece di ottenere l’effetto opposto, spostando così voti a favore della Brexit. Di certo con la sua intervista a Der Spiegel il ministro delle Finanze tedesco ha lanciato un cerino nella polveriera dei mercati finanziari, che hanno reagito nel peggiore dei modi. E da qui al 23 giugno, giorno del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue rischia di essere tutta una turbolenza. E non poteva essere altrimenti, viste le dichiarazioni di Schaeuble, mai così falco come in questa occasione, pronto a riservare al Regno Unito un trattamento alla greca.

Alla domanda se, in caso di uscita, Londra possa pretendere uno statuto simile a quello della Norvegia, o della Svizzera, che non fanno parte dell’Ue ma hanno accesso alla libera circolazione delle persone e dei beni, la risposta è secca: «Se la maggioranza in Gran Bretagna opterà per la Brexit sarà un voto contro il mercato unico. Dentro è dentro, fuori è fuori. La sovranità del popolo britannico deve essere rispettata».

A mandare in fibrillazione i mercati è stata la replica di Schaeuble alla domanda se la Brexit possa fare da apripista per l’uscita di altri Paesi dall’Ue: «Non è da escludere. Come reagiranno i Passi Bassi, che sono tradizionalmente molto legati alla Gran Bretagna?». Una vera rasoiata. Il ministro tedesco avrebbe potuto citare un Paese dell’Europa orientale come la Polonia o l’Ungheria, entrambe fuori dall’euro come il Regno Unito.

E invece ha fatto l’esempio dell’Olanda, Paese fondatore del progetto europeo e che adotta la moneta unica. Facile capire il messaggio: la Brexit mette a rischio anche l’euro. Un’altra risposta di Schaeuble ha poi assestato un colpo basso alla vulgata corrente, almeno in Italia. La risposta dell’Ue alla Brexit «non potrà essere quella di una maggiore integrazione. Sarebbe una reazione rozza. Molti avrebbero il diritto di chiedersi se noi politici non abbiamo davvero capito nulla».

Veramente la risposta standard che viene data da Matteo Renzi, Pier Carlo Padoan, Sergio Mattarella e Ignazio Visco, per non parlare di Mario Draghi, è quella che ci vorrebbe una maggiore integrazione. Ma probabilmente Schaeuble, nel corso dell’intervista allo Spiegel, non pensava all’Italia. Se il ministro tedesco non ha mai brillato per flessibilità e democrazia, in questa occasione si è senza dubbio superato.

«L’Europa funzionerà lo stesso anche senza la Gran Bretagna», ha detto, sottolineando che sarebbe «un miracolo» se «non ci fossero inconvenienti economici per Londra a seguito della sua uscita dall’Ue». Con queste affermazioni Schaeuble non fa certo un favore al premier David Cameron, che aveva sempre detto di volere usare il referendum come arma negoziale per strappare a Bruxelles condizioni più vantaggiose per la permanenza del Regno Unito nell’Ue.

L’inflessibilità del ministro delle Finanze porta invece acqua al mulino del leader dello schieramento pro-Brexit, l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, secondo il quale tentativi di unificare l’Europa sotto un singolo governo per far rivivere «l’età dorata dell’impero romano» sono stati fatti da personaggi come «Napoleone e Hitler» e «che l’Ue è un tentativo di fare lo stesso con metodi diversi». Potrebbe davvero venire il sospetto che in realtà Schaeuble voglia la Brexit.

Come del resto fino a pochi mesi fa auspicava l’uscita della Grecia dall’euro, ovviamente per il bene di Atene. La cosa più incredibile è che fino a ieri Schaeuble era considerato il paladino della stabilità, ma con questa intervista, in cui ha bocciato l’idea di una maggiore integrazione europea, d’un tratto è diventato il nemico numero uno dei mercati.

Marcello Bussi, MF 11.06.16


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