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Conti pubblici

A valle della voragine nei conti post decisione della Consulta sulle pensioni si torna a parlare di patrimoniale, proprio come suggeriva l’FMI…

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Spiace rilevare che si era visto giusto, in ogni caso va sempre ricordato che il tempo è – purtroppo, come in questo caso – galantuomo. In passato si è analizzato il problema delle pressioni fatte all’Italia da eminenti organi internazionali – ed anche direttamente o indirettamente da altri Paesi EU – per introdurre una patrimoniale sulla ricchezza privata in grado di trasferire parte della rilevante ricchezza di proprietà soprattutto delle famiglie a saldo del debito pubblico. Per inciso, applicare forme di tassazione “patrimoniale” è quanto la Germania di norma ha fatto durante gli ultimi 100 anni – a causa di guerre dalla stessa scatenate, ndr -, è quindi normale che dall’alto della sua supponente arroganza chieda lo stesso ai “partner” EU (la definizione partner non mi sembra sia la più corretta, piuttosto userei il termine moderni schiavi del debito in pectore).

Agli occhi tedeschi tale “richiesta” o anche “invito” soprattutto all’Italia ha anche un’utilità pratica in quanto annullerebbe definitivamente la possibilità per il Belpaese, primo competitor manifatturiero continentale di Berlino, di risollevarsi economicamente in futuro eliminando la “base” (leggasi i soldi) necessari per gli investimenti una volta che le condizioni al contorno lo permettessero, ad esempio uscendo dall’Euro [essendo quest’ultimo il vero spauracchio che terrorizza i tedeschi ed il loro nuovo benessere frutto della moneta unica austera]. Vi ripropongo dunque uno studio fatto quasi due anni fa in cui si dettaglia quanto sopra sommariamente indicato anche e soprattutto con basi analitiche, cenni storici etc., ecco il link:

https://scenarieconomici.it/dimenticate-lfmi-la-germania-vuole-per-litalia-una-patrimoniale-con-il-fine-di-abbassare-il-debito-pubblico-ecco-una-prima-analisi/

Vale la pena ricordare che a valle della sentenza della Consulta che ha creato una voragine nel bilancio dello Stato, voragine che mi sembra si voglia espandere mediaticamente ad arte per giustificare azioni estreme (appunto come la patrimoniale…) è in atto una feroce discussione nei palazzi romani sull’opportunità supportata guarda caso dalla sinistra PD di introdurre tale misura straordinaria sulla ricchezza privata soprattutto finanziaria. A parte i tecnicismi (leggasi, dimenticando per un attimo che con l’imposta di bollo in Italia la patrimoniale sugli assets finanziari c’è già, con l’IMU idem per gli immobili etc. e che le patrimoniali in Europa incidono sul patrimonio privato al netto del debito e non come da noi sul patrimonio al lordo delle passività, ndr), i numeri che sembrano girare a Roma idealizzano un possibile intervento di circa il 5% sul patrimonio finanziario privato, da implementare probabilmente in tranches annuali di eguale entità distribuite a seconda dell’aliquota scelta probabilmente su 4 o 5 anni. Leggasi una aliquota sul patrimonio lordo di circa 0.6%. O semplicemente, per semplicità, si potrebbe portare l’imposta di bollo sulla ricchezza finanziaria (appunto, la già esistente patrimoniale italiana) allo 0.5 – 0.6% annuo. Tale indirizzo per altro allineerebbe l’aliquota pagata dagli assets finanziari con quella pagata dagli immobili a valle della riforma del catasto a valori di mercato (…). Vedremo, certamente tutto ciò verrà in ogni posticipato a dopo la fine della Voluntary Disclosure con il fine di intercettare anche tale ricchezza ad oggi occultata.

Il problema generale e strategico non sta comunque nei tecnicismi e nemmeno nelle aliquote scelte, poco cambierebbe nei vari casi. Il vero punto è che tale misura non servirebbe assolutamente a nulla se non a togliere base di sussistenza a coloro che stanno attingendo al proprio capitale per mantenere uno stile di vita se non simile almeno non troppo differente al passato (leggasi, anche con l’effetto di sostenere i già stentati consumi interni italiani). Anche perché una volta fatta una patrimoniale vera, di quelle che si “sentono”, sarebbe chiaro a tutti che senza un’uscita dall’Euro sarebbe solo la prima di una lunga serie di patrimoniali, servirebbe solo per pagare gli interessi (in assenza di crescita o di taglio delle spese ciò darebbe all’Italia solo qualche anno di ossigeno in più). In questo contesto mi sento di dire che sarebbe anche controproducente in quanto introdurrebbe un ulteriore elemento di incertezza tra i riparmiatori/investitori…

Purtroppo sono costretto a ripetermi affermando che prima o poi bisognerà avere il coraggio di arrendersi all’evidenza che è stato proprio lo strumento dell’euro austero voluto dalla Germania a valle della crisi subprime a causare il disastro e non i supposti fallimenti italici, l’Italia usciva da vincitrice dalla crisi dei mutui, certamente il paese che aveva resistito meglio di tutto il pack dei paesi occidentali: di fatto stiamo pagando per il nostro successo soprattutto vis a vis dei partners europei il cui sistema finanziario/bancario era di fatto in bancarotta e non potevano/volevano permettersi di vedere un’Italia che non crollava come tutti gli altri… Questi sono fatti, spiegati da SE in vari modi e da vari autori – ci tengo a sottolinearlo – indipendenti tra loro da ormai 4 anni o giù di lì.

Per intanto vi ripropongo l’analisi sulla patrimoniale ed i “consigli” [stile testa di cavallo mozzata] dell’FMI di cui all’intervento dell’Ottobre 2013, ritengo sia una lettura interessante e soprattutto attualissima…

Lascio a voi le considerazioni del caso.

Mitt Dolcino


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